La riforma delle imposte sugli immobili e la riforma del catasto sono ancora oggetto di studio da parte del Governo. Le possibili revisioni, a seguito delle quali si aprirebbero molteplici scenari, spaventano alquanto la cittadinanza italiana. Il gettito fiscale derivante dalle imposte sugli immobili verrà quasi sicuramente modificato, rendendo necessario un ulteriore prelievo da parte dello Stato. E dal momento che è cosa nota che l’imposta sulle altre abitazioni, in passato, abbia generato per lo Stato entrate fino a tre volte più cospicue rispetto alla tassa sulla prima casa, se la scelta del Governo dovesse ricadere sulle seconde case, circa cinque milioni di famiglie (il 25% delle famiglie italiane, stando i dati del Sole24Ore), subirebbe un prelievo aggiuntivo che rischia di pesare molto più del bonus sulla prima casa.
In questo contesto va ad incunearsi l’incognita della riforma del catasto, la cui legge delega è ormai in scadenza. Il timore di nuovi aumenti della pressione fiscale, sono fondati sul fatto che le nuove rendite allineate ai valori di mercato sono destinate a crescere, per toccare vette, in alcune città, fino a dieci volte maggiori rispetto ai valori attuali. Dal momento che il peso delle imposte sugli immobili dipende dalle valutazioni catastali, la riforma del catasto assume importanza duplice, quindi. È già noto che con il nuovo catasto cambierà radicalmente il principio per il calcolo delle rendite catastali: ci si aspetta un sistema di valutazione degli immobili più equo, dal momento che l’unità di misura per il calcolo delle rendite catastali sarà d’ora in avanti il metro quadrato e non più il numero dei vani.